Il 25 settembre “il Partito Democratico, insieme alle forze di centrosinistra, ha subito una sconfitta netta e dolorosa”. Una sconfitta “più politica che elettorale”, che ha scontato mancanza di prospettiva e troppe divisioni e ha un portato al governo, con un quarto dei voti degli elettori, “una destra fanatica, reazionaria, ma che si è presentata compatta”. Parola del segretario regionale Pd Tommaso Bori che ieri, nella sua relazione all’assemblea regionale, ha aggiunto: “Sono stati votati soltanto da 1 italiano su 5, con 12 milioni di voti, meno di quanti ne hanno raccolti le forze alternative e meno di quanti sono andati all’astensione, per una chiara scelta politica, il governo non ha vinto, l’abbiamo fatto vincere”. “Gravi errori sulle liste hanno portato al gruppo parlamentare più anziano – aggiunge – e con meno donne, nonostante le promesse. Non sono nemmeno state rispettate le regole, ci sono tanti quarti mandati, addirittura alcuni parlamentari sono all’undicesima legislatura. Questo ci deve porre un interrogativo sulla nostra capacità di rigenerare, di rinnovare, di cambiare. Abbiamo posto in essere scelte divisive e corrosive, non segnate nemmeno da delle correnti, ma da vere e proprie cordate”.
“Il Pd – per Bori – è sconfitto, esausto, isolato. E da oggi anche sotto assedio” e per questo è urgente e “necessario un congresso che più che costituente definirei ricostituente”. “Dobbiamo ripensare il nostro progetto”. Fin qui “siamo stati governisti a tutti i costi, quasi 10 al governo senza capacità di governare. Ora stiamo all’opposizione, ma non basta starci bisogna farla, per riuscirci serve un’identità chiara e che oggi è sfocata”. Per il segretario dem dell’Umbria il Pd deve essere “il partito dei diritti e dei bisogni. Dei diritti senza distinzioni, sociali e civili, perché nessun diritto ne lede un altro. E dei diritti costituzionali, che oggi vengono minati alla base a partire da quelli allo studio e alla salute. Per esserlo davvero dobbiamo partire da ciò che dovrebbe animare la sinistra: la lotta alle disuguaglianze e alle differenze”. Sul tavolo ci sono dati allarmanti sulle povertà e sulla distribuzione della ricchezza: “il 10 per cento della popolazione possiede il 55 per cento ricchezza. Il 20 per cento, la parte più povera, ha lo 0,4 per cento. Si contano 5,6 milioni di poveri e un italiano su dieci è sulla soglia della povertà, a fianco migliaia di nuovi ricchi che accumulano benessere senza ridistribuirlo, la disoccupazione cresce a dismisura, come aumenta il lavoro povero, demansionato, sottopagato, occasionale e precario”. E allora, “non possiamo permetterci di farci dettare l’agenda dalla destra, che è in difficoltà e si rifugia nella propaganda sugli sbarchi.
Come non possiamo permetterci un partito come l’acqua: inodore, insapore, incolore e senza forma”. Il congresso, allora, “renda praticabile la partecipazione e agibile l’apertura. “Noi, in Umbria, faremo la nostra parte. Affiancheremo al congresso nazionale un percorso regionale e territoriale, in cui chiameremo a raccolta chi anima le comunità e, insieme, individueremo temi e priorità per la regione, per il futuro, per il Pd. Lo faremo portando a sintesi una discussione che svilupperemo per macroaree, con l’obiettivo di individuare priorità condivise e istanze territoriali. Ne uscirà il seme del progetto del Pd per la regione Umbria. Riuniremo iscritti, segretari e amministratori, ma soprattutto associazioni, cittadini e forze sociali, perché c’è tanto Pd fuori dal Pd”.