Gruppo Salute

Gruppo Salute

ARCHE – CONFERENZA PROGRAMMATICA PD UMBRIA
RESTITUZIONE GRUPPO 6 – Salute

Sanità pubblica e salute – Reti di prossimità – Innovazione e ricerca

Dopo un percorso iniziato negli incontri avvenuti nelle settimane scorse, durante Archè si è riunito il forum sanità del PD in presenza ed online. Molti i contributi delle diverse figure professionali intervenute: medici, personale del comparto (ostetriche, infermieri), avvocati, impiegati di aziende private e pubbliche, esponenti politici locali, consiglieri comunali, regionali e sindaci.

Molto l’entusiasmo e la voglia di dare contributo fattivo in questa nuova modalità che il PD dell’Umbria ha deciso di creare: ora abbiamo un luogo dove si torna a parlare di sanità e che, allo stesso tempo, diventa un luogo di ascolto.

La fase storica che stiamo vivendo ha posto l’attenzione massima sull’importanza della Sanità pubblica e contemporaneamente ha evidenziato tutto ciò che deve essere migliorato.

L’organizzazione Mondiale della Sanità, l’OMS, definisce la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non una semplice assenza di malattia”.

Alla sanità pubblica competono dunque funzioni di promozione e tutela della salute, di prevenzione e cura delle malattie, di miglioramento della qualità della vita, di attivazione di strutture e servizi  volti a garantire l’assistenza sanitaria collettiva.

La lotta alla pandemia ha evidenziato che qualsiasi sforzo deve essere accompagnato da programmazione e da una visione prospettica.

Centrale, funzionale, di vitale importanza – quasi a diventare un mantra – è il collegamento della sanità di territorio con l’ospedale e l’università: solo lavorando in sinergia si creerà il miglior servizio sanitario nazionale che si possa avere.

La tutela delle fasce deboli della popolazione e dei servizi socio-sanitari del territorio deve partire da un’analisi territoriale strutturata in compresenza: il Servizio Sanitario Nazionale deve trasformarsi in Servizio Socio Sanitario Nazionale.

Già da almeno 10 anni (fonte: indagine Sanità del Sole 24 Ore) veniva indicato il 2021 come l’anno in cui sarebbero mancati 10.000 medici ospedalieri. A tale proiezione, che risultata oggi fondata e veritiera, va ad aggiungersi la mancanza di medici specialisti del territorio (igienisti) e medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. Oggi la situazione dell’Umbria è questa: zone carenti che non vengono coperte, nuovi medici che non coprono i pensionamenti.

La professionalità dei medici di medicina generale va valorizzata. Le organizzazioni di medicina di gruppo vanno messe in grado di gestire i progetti di prevenzione e di gestione delle patologie croniche (progetto diabete, BPCO, ecc.). Chiediamo un potenziamento delle capacità di gestione della patologia cronica al di fuori della fase acuta e la realizzazione di un sistema di cure primarie in grado di assicurare una presa in carico integrata e un atteggiamento pro-attivo per le patologie croniche.

Le linee di intervento di “Edilizia sanitaria e socio-sanitaria” e di “Telemedicina” contenute nel PNRR dell’Umbria, non sono sufficienti a far sì che si sviluppi il collegamento, e il potenziamento necessario, della sanità territoriale Umbra: bene l’adeguamento sismico e le nuove strutture, ottima l’aggiunta della telemedicina, ma è ben più necessario far sì che i centri di salute non vengano depotenziati ma piuttosto trasformati in case di comunità, luoghi in cui si possa gestire la dimissione protetta, la continuità terapeutica, anche per sollevare il Pronto Soccorso da accessi non gravi e gestibili nel territorio.

L’innovazione tecnologica deve andare in parallelo con l’investimento di risorse economiche. È necessario un investimento produttivo in sanità, per invertire una tendenza all’involuzione del SSN.

La relazione tra fabbisogno di professionisti sanitari deve essere assicurato dalla formazione e determinato mediante una programmazione solida e un adeguato finanziamento. Fondamentale l’investimento in interventi di prevenzione formali e basati su evidenze scientifiche.

La sanità umbra in pandemia ha retto grazie alle forze, all’impegno e al senso di responsabilità di tutti gli operatori, trovatisi a lavorare in condizioni assurde. Nonostante questo, non si è immediatamente provveduto, come in altre regioni, ad assunzione straordinarie di personale e si è verificata, per giunta, un’emigrazione di personale medico in altre aree del Paese.

Un’attenzione particolare vogliamo porla sulla gestione delle liste di attesa e sui lunghi tempi di prenotazione delle prestazioni diagnostiche, conseguenza naturale di uno scarso investimento in risorse umane e di un palese arretramento nella promozione della sanità pubblica: le prestazioni sui controlli sospesi vanno recuperate nel minor tempo possibile, vanno strutturate delle liste di prenotazione interne agli ambulatori per tutte quelle patologie che richiedono un monitoraggio del paziente in tempi stretti e regolari.

Va rivista anche l’organizzazione del CUP regionale, è impensabile che da Perugia ci si debba recare a Gubbio e magari da Gubbio a Todi per effettuare un esame di priorità urgente magari con deroga per persone fragili o appartenenti ad una fascia di età particolare. Occorre, inoltre, una revisione della rete intra e inter azienda ospedaliera, di collegamento con l’università.

Queste sono le basi da cui partire, non un manuale di istruzioni o una lista della spesa, ma spunti che nel periodo prossimo verranno elaborati e programmati: la miglior sanità Umbra l’avremo solo se si darà un ruolo di primaria importanza alla tutela e alla cura della Salute Mentale, che pare in questo momento completamente ignorata sia in termine di personale che di risorse (spesso affidati a personale delle associazioni).

I servizi di neuropsichiatria infantile e psicologia clinica dell’età evolutiva devono essere organizzati in modo multidisciplinare: va realizzata una programmazione organica. Va data la possibilità ad ogni cittadino di poter accedere ad un servizio psicologico pubblico, organizzato a livello territoriale.

Sui servizi di Salute mentale occorre accendere un riflettore dedicato, così come sui consultori e sui servizi dedicati alle donne; vanno regolati e potenziati i servizi volti ad accogliere donne vittime di violenza. Solo considerando integralmente lo stato di salute dell’individuo si realizza la vera espressione di sanità pubblica in Umbria e in Italia.

Questa è la missione che il Partito Democratico dell’Umbria deve impegnarsi quotidianamente a perseguire, in maniera propositiva, ferma e costante, migliorando, implementando e difendendo il Servizio Sanitario pubblico universale e promuovendo una educazione alla salute e ai corretti stili di vita tra la cittadinanza a partire dall’età scolare.

Gruppo Coesione e Inclusione

Gruppo Coesione e Inclusione

ARCHE – CONFERENZA PROGRAMMATICA PD UMBRIA
RESTITUZIONE GRUPPO 5 – Coesione e inclusione

Politiche per il lavoro – Diritti sociali – Diritti civili, inclusione, nuove povertà – Innovazione sociale – Interventi per le Aree interne

POLITICHE PER IL LAVORO

LEGALITÀ E SICUREZZA

Contrasto al lavoro sommerso: In Umbria aumentano i casi di lavoro nero in diversi settori. È necessario promuovere la cultura della legalità. Occorre partire dalla conoscenza dei fenomeni illegali e dalle loro cause, rafforzare i controlli e le attività ispettive.

Sicurezza nei luoghi di lavoro: L’Umbria è una delle regioni d’Italia con più alto tasso di infortuni. C’è bisogno di consolidare l’idea della sicurezza non come un costo ma come investimento: bisogna quindi investire in formazione, tecnologie e personale per effettuare maggiori controlli.

OCCUPAZIONE FEMMINILE

L’accesso delle donne nel mercato del lavoro è sempre più difficile, situazione aggravata ancor di più dalla crisi pandemica. Nonostante l’alto livello di istruzione, le donne continuano a scontare, nel mercato del lavoro, un forte divario in termini non solo occupazionali e contrattuali, ma anche e soprattutto retributivi. Il part-time involontario, cioè quello stabilito dalle aziende e non per motivi di conciliazione, è una condizione sempre più diffusa tra le lavoratrici.

GIOVANI

In pochi anni l’Umbria ha visto oltre 10.000 ragazze e ragazzi emigrare fuori Regione. Tra questi, una percentuale molto elevata è rappresentata da giovani con un alto livello di istruzione che non hanno trovato occasioni di lavoro inerenti alle proprie aspettative, oppure perché le uniche proposte erano a basso reddito o precarie.

Inoltre i NEET, giovani di età compresa tra i 15 e i 35 anni che non studiano e non lavorano, nel 2020 sono aumentati del 20%, peggior dato tra le regioni italiane.

La perdita non solo di cervelli ma anche di ricambio generazionale nelle varie attività produttive ed economiche, rischia di mettere un freno ad un possibile rilancio dell’Umbria.

POLITICHE ATTIVE

In Umbria è necessario focalizzare l’attenzione su dinamiche volte alla creazione di serie ed efficienti politiche di sostegno all’occupazione, che mirino alla formazione e riqualificazione dei lavoratori, alla qualità dei posti di lavoro e alla garanzia di reddito durante le transizioni occupazionali. Per raggiungere questo obiettivo, il Partito Democratico dell’Umbria ritiene fondamentale rafforzare il sistema pubblico dei Centri per l’Impiego, quale strumento territoriale predisposto per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, con l’obiettivo di fornire servizi innovativi di politica attiva e riqualificazione professionale.

Serve quindi un servizio Pubblico per il Lavoro in grado di favorire l’occupazione, attraverso la valorizzazione e la promozione delle competenze, rendendo le stesse adeguate ed effettivamente spendibili nel mercato del lavoro. Al contempo, tali strumenti sono utili ad orientare efficacemente l’utenza e rispondere tempestivamente al fabbisogno professionale espresso dal mondo produttivo. È, infine, necessario creare una solida relazione con il sistema delle imprese e con il mondo dell’Università e dell’alta formazione.

Di conseguenza, rilevante è il tema della Formazione Professionale, che merita di essere affrontato in maniera più puntuale e strutturale, aumentando il tasso di interconnessione tra Arpal, Università, agenzie formative e sistema produttivo. La riforma del mercato del Lavoro e dell’Agenzia Arpal, proposta e approvata dalla Giunta Tesei, rappresenta, a nostro avviso, una svolta negativa del mercato del lavoro a vantaggio del privato.

La possibilità per Arpal di ‘esternalizzare’ funzioni agli accreditati, determinerà un indebolimento complessivo del sistema pubblico dei servizi per l’impiego, permettendo ai privati di operare non in affiancamento alla sfera pubblica, ma come principali attori sul mercato delle politiche attive e della formazione, remunerati da ingenti finanziamenti pubblici. Riteniamo che con questa riforma il vero obiettivo sia quello di smantellare il sistema pubblico del lavoro in favore di esternalizzazioni improprie e di dubbia costituzionalità.

Ribadendo il nostro parere negativo sulla riforma in questione, riteniamo però necessario portare a termine quanto prima il Piano Straordinario di Potenziamento dei Centri per l’Impiego e delle Politiche Attive del Lavoro in attuazione del Decreto del Ministero del Lavoro e delle politiche Sociali n. 74 del 28/06/2019, che prevede il rafforzamento degli organici, migliorie a immobili e acquisto di nuovi e strumentazioni per le sedi dei CPI dell’Umbria.

REDDITO DI CITTADINANZA

Nel dibattito che si sta sviluppando attorno al reddito di cittadinanza la posizione del Partito Democratico è, e deve essere, chiara: dare sostegno ai cittadini in stato di povertà è giusto e lungimirante. Dietro l’attacco al reddito di cittadinanza c’è il messaggio “se uno è povero lo è perché non ha voglia di lavorare” e questo messaggio il PD lo rispedisce al mittente. Sbaglia, infatti, chi dice che il RdC serve solo a chi non vuole rimboccarsi le maniche, cosa dimostrata dai dati:

  • incrociando i dati delle comunicazioni obbligatorie, molti percettori di RdC hanno trovato lavoro: il bacino dei beneficiari, cioè, non è immobile ma molto dinamico fra uscite e nuovi ingressi;
  • soltanto un terzo dei percettori (3,6 milioni di persone in 1,3 milioni di nuclei familiari) ha le condizioni per lavorare e, di questi, la maggior parte è poco occupabile; si tratta di persone con competenze obsolete, che non hanno mai lavorato o che lavorano ma il cui stipendio non basta a mantenere se stessi e le proprie famiglie, donne senza alcuna rete di sostegno, ragazzi e ragazze che non studiano, non lavorano, spesso senza qualifica, con alle spalle percorsi di studio discontinui, interrotti e mai ripresi; siamo cioè di fronte ad una platea con importanti condizioni di svantaggio.

Favorire l’inserimento al lavoro dei percettori è un punto chiave: lo si deve fare, però, agendo in modo multifunzionale su tutti i bisogni che tengono queste persone lontane dal mercato del lavoro, in una logica di rete di servizi per costruire risposte adeguate e personalizzate, potenziando anche gli incentivi all’assunzione e all’auto imprenditorialità di chi riceve il reddito e rivedendo l’incompatibilità del reddito con alcune attività lavorative. Bisogna cambiare una serie di parametri di accesso al reddito per aiutare di più le famiglie povere che restano, ad oggi, in gran parte escluse da qualunque sostegno, da quelle numerose a quelle che vivono nel Nord fino a quelle composte da stranieri. È necessario investire nei servizi, da quelli all’impiego a quelli di reinserimento sociale, altrimenti il reddito si ridurrà a strumento di mera assistenza smarrendo una parte importante della sua funzione.

Se il Rdc presenta le criticità, che vengono cavalcate in modo strumentale dalla destra, è anche perché è stato introdotto in modo frettoloso e prima di riformare strumenti essenziali come i centri per l’impiego, le politiche attive per il lavoro e gli investimenti nella rete di servizi sociali e territoriali di comunità.

Il PD deve continuare a portare avanti una battaglia per migliorare uno strumento necessario per evitare l’aggravarsi della questione sociale, integrandolo stabilmente anche all’interno del programma GOL, la principale misura di politiche attive del lavoro incardinata all’interno del PNRR.

RAFFORZARE LE POLITICHE SOCIALI E DI SOSTEGNO ALLE PERSONE

Le politiche sociali hanno l’obiettivo di garantire maggiore equità sociale, solidarietà intergenerazionale e conciliazione di tempi di vita e di lavoro.

Bisogna ripensare ad un Piano Sociale Umbro come strumento di governo del sistema dei servizi e delle attività sociali, mediante il quale la Regione, di concerto con gli Ambiti Sociali, ovvero i Comuni, i servizi pubblici e il terzo settore, rilevi bisogni, prospettive e opportunità sociali a partire dai Piani di Zona. Serve che si definiscano poi gli indirizzi, gli obiettivi, le priorità sociali, nonché la soglia territoriale ottimale per la programmazione e la gestione degli interventi sociali ed i criteri per la relativa attuazione.

Sarà determinante scongiurare la piena applicazione della proposta di legge, presentata come “Legge sulla famiglia”, di riforma del Testo Unico in materia di Sanità e Servizi Sociali, in piena ottica di regressione culturale, di lesione della libertà e della piena realizzazione della persona e della sua esistenza nell’ambito della comunità e delle famiglie.

LE PRIORITÀ:

  • Riconsiderare un modello di welfare improntato sul principio di Sussidarietà verticale, ed orizzontale, sulla governance partecipata e sulla coprogettazione, coinvolgendo soggetti istituzionali, operatori, associazioni, cooperative sociali, saperi e ricercatori universitari, puntando all’aggregazione delle competenze professionali ed esperienziali.
  • Rilanciare le Zone Sociali, quali articolazioni preposte alla gestione associata degli interventi e dei servizi sociali e in quanto più strutture prossime ai luoghi di vita delle persone: esse sarebbero in grado di assicurare l’accessibilità ai diritti sociali in ogni angolo del territorio regionale, fino alle più remote aree interne.
  • Riaffermare un welfare di comunità che attraverso équipe multisciplinari (assistenti sociali, educatori, comunicatori, ecc.) sappia sostenere percorsi di inclusione sociale, di empowerment, della promozione di cittadinanza, della qualità delle relazioni sociali e familiari, di prevenzione del disagio della normalità, integrando servizi pubblici, terzo settore, risorse, competenze, culture presenti nel territorio in cui si opera.
  • Saldare l’integrazione socio-sanitaria per sostenere le persone con disabilità a riacquisire l’autonomia possibile e una vita attiva e autonoma.
  • Dobbiamo porre al centro la persona come soggetto attivo, la sua dignità individuale e di socialità deve tornare ad essere il faro delle politiche sociali da mettere in campo.
  • Le differenze di genere e le diversità umane vanno concepite esclusivamente in quanto ricchezze che devono animare la nostra idea di coesione sociale, improntata alla solidarietà, alla libera espressione di sé e della propria progettualità.
  • In questo quadro si colloca anche l’accoglienza delle e dei migranti e l’integrazione multiculturale.

LA CURA DI SÉ

La dignità e il benessere della persona richiedono una consapevolezza di sé, del proprio corpo e del proprio essere, a cui tutte e tutti hanno diritto come misura di eguaglianza sociale. Un’alimentazione salutare, la pratica sportiva per la necessaria attività fisica, l’educazione sentimentale e sessuale, volte all’ascolto e alla elaborazione dei propri sentimenti ed emozioni, sono tre dimensioni educative che fin dai primi anni di scuola devono essere garantiti ai bambini e alle bambine fino all’età adulta e per tutta la vita.

Sono obiettivi di salute, inclusione sociale, maturazione culturale. Si incrociano con il tema alla transizione a sistemi di vita ambientalmente e umanamente sostenibili. Si tratta dunque di:

  • riconoscere il ruolo dello sport, garantirne universalmente l’accessibilità economica e la pratica quotidiana, dentro le scuole e nelle comunità, anche recuperando aree urbane abbandonate o poco sfruttate, puntando sugli impianti sportivi e la realizzazione di parchi urbani attrezzati, al fine di favorire l’inclusione e l’integrazione sociale;
  • promuovere una cultura dell’alimentazione sana connessa alle produzioni, rendendo tutte e tutti consapevoli degli effetti di squilibri alimentari e dell’abuso di alcol, fumo, sostanze;
  • educare alle emozioni ed ai sentimenti, così come alla sessualità e alla procreazione responsabili.

POLITICHE ABITATIVE

Individuare un insieme di misure rivolte a coloro che vedono ridursi sempre di più i margini di accesso a condizioni abitative sicure, dignitose ed economicamente compatibili, mirando alle fasce sociali più deboli ed esposte alla crisi economica, a favore di persone in condizioni di estrema emarginazione e alle giovani coppie.

SOSTENERE E VALORIZZARE LE AREE INTERNE

La Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI), inserita nell’Accordo di Partenariato tra Italia e Commissione Europea, rappresenta una politica innovativa attuata in specifiche aree del Paese caratterizzate dalla presenza di piccoli Comuni lontani dai centri di offerta dei servizi essenziali alla cittadinanza (istruzione, mobilità e sanità), afflitte da marginalizzazione e spopolamento. L’obiettivo della SNAI consiste nell’integrare le risorse ordinarie con quelle comunitarie per poter dare un’opportunità di rilancio socio-economico a questi territori, mediante due classi di azioni mirate a:

  • ripristinare la cittadinanza operando un adeguamento della qualità/quantità dell’offerta dei servizi essenziali, utilizzando, prioritariamente, le risorse nazionali,
  • promuovere il mercato attraverso la realizzazione di progetti di sviluppo locale da finanziare prioritariamente con il Fondo Sociale Europeo (FSE), il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) e il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR).

La Regione Umbria, di concerto con il Comitato Tecnico Nazionale Aree interne, ha individuato 3 aree, ovvero quella del Sud Ovest Orvietano, quella del Nord Est Umbria e quella della Valnerina, per intraprendere il percorso SNAI. In particolare, le ultime due, oltre ad essere classificate aree interne, sono accomunate dal fatto di essere aree montane appartenenti alla fascia appenninica.

Tale politica scaturisce dal fatto che il territorio umbro è caratterizzato, per lo più, da centri di piccole dimensioni, che in molti casi non riescono a garantire ai residenti un accesso adeguato ai servizi essenziali. Le caratteristiche fondamentali sono rappresentate da:

  1. una significativa distanza dai principali centri di offerta di servizi essenziali (istruzione, salute e mobilità);
  2. importanti risorse ambientali (risorse idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali e umani) e risorse culturali (beni archeologici, insediamenti storici, abbazie, piccoli musei, centri di mestiere);
  3. un territorio profondamente diversificato, esito delle dinamiche dei vari e differenziati sistemi naturali e dei peculiari e secolari processi di antropizzazione.

In sintesi la strategia persegue 5 obiettivi-intermedi: aumento del benessere della popolazione locale, aumento della domanda locale di lavoro (e dell’occupazione), aumento del grado di utilizzo del capitale territoriale, riduzione dei costi sociali della de-antropizzazione, rafforzamento dei fattori di sviluppo locale.

I punti focali della strategia posso essere così sintetizzati: tutela di territorio e comunità locali; valorizzazione delle risorse naturali, culturali e del turismo sostenibile; sistemi agro-alimentari e sviluppo locale; risparmio energetico e filiere locali di energia rinnovabile; saper fare e artigianato.

La nuova programmazione della Politica di Coesione 2021 – 2027 elenca obiettivi specifici già definiti nelle proposte di regolamenti della Commissione e racchiusi in cinque titoli: Europa più intelligente, verde, connessa, sociale e  vicina ai cittadini.

In questo contesto risulta più che mai necessario ripristinare un coordinamento politico tra tutte le Amministrazioni coinvolte nella strategia. Abbiamo bisogno di fornire tutto il supporto utile per portare a compimento l’importante lavoro iniziato, ed avviare in maniera corretta la nuova programmazione. Il mutato scenario politico-amministrativo ci consegna un quadro fortemente modificato rispetto al periodo in cui aveva preso forma l’iniziativa in oggetto.

Attualmente, il rischio concreto è quello di disperdere un importante patrimonio ed una fondamentale opportunità. Rischiamo, altresì, di trascurare quella visione integrata sulla quale molto abbiamo lavorato, che continuiamo e ritenere indispensabile per disegnare un futuro all’altezza delle sfide che ci attendono.

I temi con i quali siamo chiamati a confrontarci sono talmente ampi e complessi che non possono essere affrontati con risposte indipendenti e poco coerenti tra loro. Abbiamo bisogno di unire e valorizzare le rispettive potenzialità, continuando ad elaborare una linea di azione comune.

DIRITTI CIVILI

PERCORSI DI CITTADINANZA

Riformare la legge per “l’acquisizione della cittadinanza italiana” è ormai imprescindibile.  Prioritario è dare una risposta articolata che sia capace di rispondere ai tanti singoli percorsi che troppo spesso vengono trascurati, dimenticati o politicizzati quando si parla di “cittadinanza”. Per riconoscere dignità a questa pluralità non monolitica, è importante parlare di percorsi di  cittadinanza ed elaborare soluzioni che superino discussioni ormai anacronistiche e lavorare, invece, insieme e di concerto con i soggetti la cui vita ogni giorno è affetta dal mancato  riconoscimento di questo diritto, per un’alternativa efficace, che guardi alla tutela di tutte e tutti e non alla rassicurazione di chi ha paura che il “volto” del paese possa cambiare.

E’ importante dare risonanza alla nuova campagna nazionale “Dalla Parte Giusta della Storia”,  iniziativa promossa dalla Rete per la Riforma della Cittadinanza, per rivendicare il riconoscimento di oltre un milione di giovani nati e/o cresciuti in Italia. Il diritto di cittadinanza è una priorità strategica per il futuro economico, sociale, politico e di competitività del nostro paese e mobilitarsi perché accada è una responsabilità di ognuno di noi, in primis del primo partito progressista del Paese. La legge sulla cittadinanza attualmente in vigore risale al 5 febbraio 1992. Oggi, dopo quasi trent’anni, l’Italia è cambiata radicalmente: sono 5 milioni e 382 mila i cittadini di origine straniera residenti in Italia e la legge n. 91/1992 non è più adatta. L’Italia ha bisogno di una riforma della cittadinanza. Definire nuovi criteri per acquisire la cittadinanza è un passaggio delicato e complesso che può nascere, come espresso dalla campagna nazionale “Dalla Parte Giusta della Storia”, se vengono rispettati 4 criteri fondamentali per una buona legge sulla cittadinanza – IUS ELIGENDI:

  1. Diritto di cittadinanza per chi nasce in Italia. È necessario prevedere che sia cittadinə italianə chi, figliə di genitori stranieri, nasce nel territorio della Repubblica e chi nasce nel territorio italiano da almeno un genitore nato in Italia, senza ulteriori requisiti.
  2. Diritto di cittadinanza per chi cresce in Italia. Sono necessarie modalità specifiche di riconoscimento della cittadinanza per chi, non essendo nato in Italia, cresce nel nostro paese. Trattandosi di minori soggetti all’obbligo di frequenza, il riconoscimento della cittadinanza può essere ricollegato alla frequenza di un corso di istruzione.
  3. Diritto di cittadinanza per chi vive stabilmente in Italia. Ribaltiamo la logica: l’acquisizione della cittadinanza non deve essere intesa come un premio ma come un incentivo per favorire l’inclusione socio-lavorativa e la partecipazione alla vita politica e sociale. È quindi indispensabile una revisione significativa dei criteri di riconoscimento della cittadinanza.
  4. Procedure più rapide, criteri certi e disposizioni transitorie. La qualità delle procedure è un fondamentale indicatore della qualità della democrazia. Il percorso giuridico verso la cittadinanza dovrebbe essere concepito come un diritto soggettivo, non un interesse legittimo; per questo motivo è importante ridurre le tempistiche e intervenire sui costi legati alla procedura.

Questi criteri sono la base per una nuova politica della cittadinanza che tenda all’uguaglianza e all’universalizzazione dei diritti. IL PD Umbria non può che essere “dalla parte giusta della storia”.

UGUAGLIANZA DI GENERE

La Giunta Regionale dell’Umbria, nel 2017, ha approvato la legge regionale contro l’omo-transfobia e in molti comuni della Regione è stato istituito il registro delle coppie di fatto. Traguardi importanti contro ogni discriminazione e per il rispetto e la promozione dei diritti umani e civili, ma in un sistema in cui è ancora necessario chiedere alle istituzioni attuali la piena applicazione della Legge Regionale. Il recente respingimento del DDL Zan ci conferma che la battaglia per l’abbattimento delle discriminazioni sarà ancora lunga.

Dovremo monitorare attivamente l’applicazione della legge di modifica del Codice sulle pari opportunità promossa dal PD con l’intento di contrastare il fenomeno del gender pay gap, problema che affligge anche la nostra Regione e che restituisce la dimensione di quanto ancora ci sia da fare verso il raggiungimento dell’equità di genere.

E’, inoltre, necessario promuovere maggiore consapevolezza e formazione sui temi dei diritti civili e di genere, verso il completo superamento del pregiudizio e della lotta alle discriminazioni nell’opinione pubblica e non solo.

DIRITTI RIPRODUTTIVI

Le battaglia sulla corretta somministrazione della pillola abortiva RU486, nonché quelle rivolte a garantire il pieno diritto ad interrompere una gravidanza, rappresentano solo alcune delle battaglie che il mondo femminile umbro deve e dovrà affrontare nei prossimi mesi per garantire la salvaguardia dei loro diritti. Inoltre, il progressivo depotenziamento dei consultori rappresenta un altro duro colpo per le donne umbre, costrette a rivolgersi alle strutture ospedaliere per qualsiasi necessità. I consultori, le case della salute e la medicina di prossimità sono punti centrali della garanzia di equi diritti riproduttivi per tutte, motivo per cui, come PD Umbria, ci batteremo per il ripristino e lo sviluppo di questi servizi.

Gruppo Istruzione e Ricerca

Gruppo Istruzione e Ricerca

ARCHE – CONFERENZA PROGRAMMATICA PD UMBRIA
RESTITUZIONE GRUPPO 4 – Istruzione e ricerca

Istruzione – Scuola – Alta formazione – Diritto allo studio – Ricerca – Ricerca e trasferimento tecnologico e innovazione per l’impresa

La risposta italiana alle grandi crisi e ai cambiamenti sociali ed economici di questi ultimi vent’anni è andata nella direzione sbagliata: abbiamo tagliato su istruzione e ricerca e non abbiamo trasformato il nostro sistema produttivo, scegliendo la via della dequalificazione e della precarizzazione.

Il risultato è che oggi la nostra società è più diseguale e meno dinamica: la ricchezza non è cresciuta, ma è peggio distribuita tra classi sociali, territori e generazioni. L’Umbria non fa eccezione, ma anzi rappresenta l’esempio più lampante di questa situazione.

Pensiamo, quindi, che sia tempo di cambiare e di cominciare a farlo subito, sfruttando la grande occasione che Next Generation EU ci offre.

Il sapere è da sempre la chiave per la costruzione di società più giuste e, allo stesso tempo, per raggiungere i più alti livelli di sviluppo economico. Se la nostra regione vuole invertire il suo declino, deve investire in questo più che in ogni altro settore.

Per farlo è necessario impiegare risorse, intervenire sugli elementi strutturali del sistema e immaginare un nuovo progetto socioeconomico basato sull’alta qualificazione e la valorizzazione dei giovani.

Il tutto accompagnato da un modello di governance basato sul dialogo istituzionale e sociale, poiché si tratta di una questione che riguarda ogni grado di istruzione e formazione. Le istituzioni (Comuni, Province e Regione) devono giocare un ruolo decisivo per favorire sani processi di innovazione attraverso tavoli di concertazione e co-progettazione.

Nella fase istruttoria di questo Gruppo abbiamo individuato i principali ambiti di discussione e intervento, tracciando delle linee d’indirizzo. La finalità è quella di individuare le priorità programmatiche che il PD Umbria dovrà adottare su istruzione, università e ricerca.

FINANZIAMENTO

Qualsiasi intervento non può prescindere da una decisa inversione del trend di sotto finanziamento in cui si trovano scuola, università e ricerca da ormai troppo tempo. Sebbene il tema sia prevalentemente nazionale, le Regioni possono scegliere di investirvi in molti modi: si tratta, in primis, di compiere una scelta politica di indirizzo e, in secondo luogo, di definire progettualità, modalità e tempistiche di questo investimento.

STRUTTURE E COLLEGAMENTI

La prima priorità di investimento riguarda l’edilizia, le infrastrutture e la mobilità.

Occorre intervenire, innanzitutto, per mettere a norma le scuole, mentre in ambito universitario si pone il tema di adeguare gli spazi alla crescita degli iscritti. Ma si deve anche cogliere l’occasione per un investimento più ambizioso: ripensare gli spazi del sapere affinché siano funzionali alla didattica e alle esigenze di personale e studenti.

Ancora più urgente è il problema dei collegamenti. Il nostro territorio patisce ancora un deficit infrastrutturale mai del tutto sanato: spostarsi tra le varie aree della regione e, soprattutto, dalle periferie ai centri delle città, è un elemento critico che compromette l’accesso all’istruzione e la funzionalità del sistema. È necessario che la costruzione di nuove infrastrutture e la riqualificazione del sistema di mobilità siano orientate in quest’ottica: un sistema d’istruzione è tanto più efficace e inclusivo, quanto più è fruibile e accessibile anche a livello “fisico”.

ASILI NIDO

Con la Legge n. 107/2015, seguita da D.Lgs. n. 65/2017, l’asilo nido passa da servizio individuale a servizio educativo. La legge sancisce che l’educazione dei bambini inizia al momento della loro nascita e lo Stato si fa carico fin da subito della loro educazione.

Su questo settore c’è un impegno di spesa notevole da parte del Governo in quanto ritenuto volano di ripresa economica. È indispensabile promuovere la presenza sul territorio di asili nido pubblici, con gestione diretta, in grado di operare secondo criteri di qualità ed ai quali il settore privato possa fare riferimento per diversificare e allargare l’offerta.

DISPERSIONE SCOLASTICA, POVERTÀ EDUCATIVA, INCLUSIONE

L’impoverimento economico di ampi settori della società corrisponde a un analogo impoverimento educativo: laddove sussistono situazioni di disagio sociale ed economico la scuola spesso non arriva e questo poi si traduce in un potenziale crollo delle prospettive di vita. È il fallimento dello Stato nella sua missione più profonda. La Regione Umbria negli anni ha fatto molto su questo tema, ma molto c’è ancora da fare poiché la pandemia ha ulteriormente dilatato questo problema, mostrando come nella società digitale le condizioni materiali di vita accrescano la diseguaglianza.

Occorre allora rilanciare un robusto sistema di welfare di comunità, sostenere e potenziare il percorso 0/6, costruire progetti di prevenzione e recupero dell’abbandono scolastico e dei NEET attraverso Patti di Comunità, progetti di sostegno extra scolastico, con un’attenzione particolare al tema della salute mentale per infanzia e adolescenza.

DIRITTO ALLO STUDIO E SERVIZI

Il sistema di diritto allo studio e i servizi agli studenti rappresentano un ambito di investimento e intervento essenziale. A livello scolastico, l’Umbria oggi si limita a distribuire risorse nazionali senza prevedere particolari strumenti e investimenti propri. Eppure, la Regione potrebbe fare molto di più, lavorando insieme a Comuni e Province: intervenire sul sovradimensionamento delle classi (dette “classi pollaio”), abbattere i costi di trasporto perseguendo il modello di mobilità gratuita varato con successo in altre regioni e finanziare contributi e borse di studio per aggredire la povertà educativa.

In ambito universitario, il sistema di DSU (diritto allo studio universitario) regionale si mantiene ancora su alti livelli grazie alle borse di studio e ai servizi offerti dall’ADISU, insieme alle politiche in materia di contribuzione studentesca recentemente varate da UNIPG. Livelli non scontati che devono essere confermati: la priorità è mantenere la copertura totale delle borse di studio ADISU e confermare l’innalzamento della No Tax Area UNIPG.

Il trend di crescita delle iscrizioni, che può costituire un grande motore di sviluppo per tutto il territorio, deve essere sostenuto con altrettanti investimenti nel sistema di DSU, implementandolo e adeguandolo a una platea in aumento, ma anche intervenendo sui nuovi problemi che questo cambiamento comporta, su tutti la questione residenziale.

Sull’Università manca, a partire da Perugia e in tutte le sedi distaccate, la dimensione di città universitaria. Studenti e studentesse sono da tempo ospiti marginali: questo atteggiamento non fa bene alla città non fa bene alle e agli universitari. Affrontare il problema residenziale e degli affitti può essere un primo passo, che andrà necessariamente integrato alla dimensione della socialità e delle attività culturali. L’università non si riversa sulla città o viceversa: serve un proficuo scambio.

ORIENTAMENTO E LAVORO

È il punto nevralgico su cui intervenire: sul rapporto tra istruzione e lavoro l’Umbria si gioca il proprio futuro. In questo momento abbiamo un sistema economico che non produce sviluppo e una platea di giovani che emigrano per trovare occasioni migliori, quando non sono costretti ad abbassare le proprie aspettative. Questo modello non funziona: è ingiusto per le nuove generazioni, è disfunzionale perché non produce ricchezza per la società, è letale perché al declino economico si associa un incipiente calo demografico. Occorre quindi rovesciare il paradigma.

A questo devono associarsi interventi di potenziamento dell’orientamento scolastico e universitario e di riforma dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, di tirocinio e post-laurea.

PERSONALE E FORMAZIONE

Una seria riflessione va fatta, ancora una volta, sul tema del reclutamento e su come la Regione possa intervenire, sebbene sia questione di carattere nazionale.

Certamente un investimento importante va programmato sul tema della formazione del personale, iniziale e di aggiornamento, poiché dal “fattore umano” dipende il mondo della conoscenza.

FORMAZIONE PROFESSIONALE

Nel quadro di sistema, un ruolo delicato lo gioca la Formazione Professionale: può essere elemento chiave per l’occupazione e lo sviluppo se collocata nel sistema con una funzione strategica ben definita e non sovrapposta ad altri percorsi.

RICERCA

Innanzitutto, occorre porre un argine alla piaga della precarietà nel mondo della ricerca pubblica.

Il settore della Ricerca è fondamentale dentro qualsiasi progetto di rilancio del territorio, specie se si ambisce a trasformare il modello produttivo. Riflettere sull’opportunità di finanziare dei progetti di ricerca strategici in ambito di collegamento università-territorio e finalizzati all’innovazione del sistema produttivo umbro. In questo contesto è indispensabile una maggiore propensione alla partecipazione e al finanziamento di progetti di ricerca da parte delle amministrazioni locali.

GOVERNANCE

Non solo investimenti, ma anche cambio di metodo nei processi decisionali: i profondi cambiamenti che proponiamo possono funzionare solo se definiti e perseguiti da tutti i soggetti coinvolti. Occorre quindi costruire forme di concertazione programmatica tra Istituzioni, parti sociali e attori del sistema d’istruzione e ricerca.

Gruppo Smart City

Gruppo Smart City

ARCHE – CONFERENZA PROGRAMMATICA PD UMBRIA
RESTITUZIONE GRUPPO 3 – Smart City

Infrastrutture fisiche e digitali – Intermodalità e logistica – Mobilità sostenibile – Città – Qualità urbana

Il Partito Democratico dell’Umbria che abbiamo in mente deve connotarsi, fra le altre, con alcune parole chiavi: CORAGGIO, TERRITORIO e QUALITA’ degli interventi. In tutti i campi e, a maggior ragione, in materia di infrastrutture.

Quel coraggio che ci è mancato, ad esempio, nel perdere decenni per l’individuazione del tracciato della E78.

Quel coraggio che impone scelte necessarie sia sull’alta velocità che sull’aeroporto, tali da considerare impossibili i continui investimenti pubblici sull’una e sull’altro, senza conseguire, nello stesso momento e allo stesso tempo, servizi efficienti per famiglie ed imprese.

Quel coraggio per conseguire una visione che molti hanno immaginato essere l’Umbria come “una città regione” in cui ci si muove insieme superando sterili discussioni, sovrapposizioni, immobilismo per un territorio competitivo e di qualità.

O ancora, e da ultimo, quel coraggio che ci ha portato, in tempi non sospetti, a costituire una società pubblica, “Umbria digitale”, per una mission strategica di diffusione delle reti tecnologiche nella nostra Regione per poi affidarla, come spesso ancora accade, al governo “condizionato” della politica e quindi incapace di svolgere e sviluppare il suo ruolo di impresa.

Per fare tutto ciò occorre una chiara visione, una politica territoriale che da tempo non esiste: in materia di infrastrutture (classiche e oggi ancor più urgente su quelle digitali), in quella legata all’urbanistica e in materia ambientale. Politiche che, partendo dai dati e dalla situazione attuale, immaginino il futuro per uno sviluppo pragmatico e sostenibile.

Le nuove strategie infrastrutturali e le nuove città dell’Umbria dovranno necessariamente tener conto delle mutate situazioni e abitudini post pandemia: la ricerca di uno spazio casa ampio, confortevole e sicuro; le diverse necessità di spostamenti in relazione allo sviluppo del lavoro agile, del commercio online, della formazione a distanza. In questo quadro e con un territorio definitivamente “connesso” si ridimensionano anche le distanze dal vivere in una piccola/media/grande città rispetto ai borghi storici. Riteniamo quindi che in materia di infrastrutture, si debba agire e interagire fra interventi “minori” e “principali”, di mobilità classica e dolce, e tali da incidere sullo sviluppo complessivo della nostra Regione.

Dopo i collegamenti su gomma realizzati con il versante adriatico del nostro Paese, l’Umbria deve completare definitivamente quello con la costa Tirrenica sia sul versante E78, che sulla qualificazione definitiva della E45. Su rotaia il raddoppio della Orte-Falconara e la velocizzazione della Foligno- Terontola sono gli obiettivi di breve termine sul ferro.

Alta velocità. Qualunque strada si intraprenda, che sia quella dell’aggancio all’alta velocità attraverso le stazioni esistenti Orte, Chiusi, Terontola, Arezzo, o quella dell’individuazione del sito di una nuova stazione (medio Etruria), è evidente che tali porte di accesso avranno bisogno di collegamenti veloci, efficienti, ripetuti durante la giornata e con tutti i territori umbri.

Aeroporto dell’Umbria. Occorre abbandonare definitivamente le linee di collegamento (standard) con Milano e/o Roma e concentrarsi invece su rotte low cost, non tanto e non solo per lo spostamento dei cittadini umbri, ma principalmente per l’incoming, sul modello dei collegamenti Perugia Londra. Occorre anche in questo caso potenziare l’accesso viario all’aeroporto e sviluppare sinergie fino alla cogestione con scali limitrofi e simili, ad esempio ad Ancona.

La mobilità perugina e dei territori limitrofi e forse, anche quella di altre città umbre passa inevitabilmente per l’integrazione ferro-gomma e in molti casi anche per sistema di mobilità alternativa, come ad esempio quella ciclabile.

Nello specifico, per la città di Perugia la metropolitana leggera (Corciano/Ponte San Giovanni-Collestrada), la riqualificazione della rete ex FCU e il minimetrò, potevano e possono rappresentare ancora oggi una riposta efficacie sia sul versante dello snellimento dei flussi viari, sia sull’impatto ambientale di una città incapace da sempre di sfruttare al meglio le due stazioni ferroviarie ubicate all’interno dei confini cittadini.

Un capoverso a sé merita la vicenda legata al Nodo di Perugia che ha un senso solo se realizzato per intero, con coraggio, determinazione e in sinergia con le realtà locali coinvolte.

Mobilità dolce e innovativa. Di chiaro interesse sono i sistemi di mobilità alimentati ad idrogeno, di cui già si parla per i prossimi convogli su rotaia nella tratta ex-FCU. Il territorio umbro può essere attraversato da molteplici percorsi adatti alla mobilità dolce, come il ciclo pedonale, sull’esempio della pista Spoleto-Norcia, di quella intorno al Trasimeno o ancora della “Chiugina” che collega Perugia a Chiusi. Occorre qualificare questi percorsi dal punto di vista dei servizi offerti lungo il tracciato e individuarne e realizzarne altri. Su questo tema è possibile anche costruire delle filiere di sviluppo territoriale, fra percorsi, produzione di mezzi utilizzati per gli spostamenti e imprese di servizi agli utenti.

Sulle reti digitali, occorre che la Regione svolga una funzione di regia sia sull’implementazione delle reti portanti fra le diverse città e aree industriali (le così dette zone nere e grigie), dove già oggi è molto avanzata la connessione, sia, a maggior ragione, anche nelle zone bianche, dove vi è assenza di previsione nello sviluppo di reti e dove il futuro è rappresentato dal 5G che presuppone la presenza molto fitta di antenne di diversi operatori. È ormai chiaro che una connessione di qualità capace di coprire l’intero territorio regionale rappresenta un fattore determinante per lo sviluppo territoriale e per il mantenimento e la valorizzazione dei piccoli borghi e delle attività presenti anche nelle zone più marginali – ma non per questo di minore importanza naturale e paesaggistica di cui è ricca la nostra Umbria -. Nelle città capoluogo di Perugia e Terni, dove la digitalizzazione è maggiormente sviluppata, diventa allora primario l’obiettivo smart city, per città che sappiano stare al passo con la rivoluzione digitale e sappiano rispondere in maniera rapida e positiva alle domande e alle richieste di chi la vive quotidianamente. Città che gestiscano le risorse in modo intelligente, che ambiscano a diventare economicamente sostenibile ed energeticamente autosufficiente, orientate a migliorare attraverso la tecnologia la qualità della vita delle persone.

Una riflessione la merita anche Umbria digitale. Il suo accorpamento, di questi giorni, in Umbria salute, di fatto mette la parola fine ad un attore poteva essere il protagonista fondamentale dello sviluppo di reti tecnologiche al servizio delle nostre imprese e delle nostre famiglie. Oggi, viene da chiedersi, se quest’agenzia possa svolger ancora un ruolo al fianco di soggetti privati e tecnologia 5G per una diffusione capillare di quei servizi innovativi che favorirebbero un balzo in avanti, in termini di qualità, dei servizi offerti della nostra Regione.

La qualità è un altro fattore imprescindibile nell’azione del nuovo Partito Democratico. Rispetto alla quantità deve rappresentare il nostro orizzonte in tutto quello che immaginiamo e realizziamo: se si immagina una pista ciclabile o una qualunque altra infrastruttura, dobbiamo realizzare la migliore pista ciclabile d’Italia altrimenti non saremmo competitivi con il resto del Paese.

Gruppo Rivoluzione Verde

Gruppo Rivoluzione Verde

ARCHE – CONFERENZA PROGRAMMATICA PD UMBRIA
RESTITUZIONE GRUPPO 2 – Rivoluzione verde

Economia circolare – Agricoltura sostenibile – Energie rinnovabili – Tutela del territorio

INTRODUZIONE

Parlare di Umbria “Verde” oggi non può semplicemente significare alludere alle sfumature cromatiche dei nostri paesaggi: per un raggiungimento pieno ed organico degli obiettivi di una rivoluzione verde e di una transizione ecologica, serve un profondo cambiamento utile a realizzare un percorso inclusivo e modernizzante del Paese, che favorisca l’economia circolare, lo sviluppo di fonti di energia rinnovabile e un’agricoltura più sostenibile, volano di sviluppo economico per l’Umbria.

Siamo consapevoli del fatto che la crisi climatica espone a formidabili rischi un mondo sempre più frequentemente colpito da crisi sociali, economiche, politiche e sanitarie, e ciò impone a tutti, e in special modo a chi, come il Partito Democratico, si candida a guidare il campo progressista e, attraverso la sua classe dirigente e di amministratori, a cambiare il Paese, ad elaborare un’alternativa radicale al modo di produrre, di consumare e di distribuire. Tutto questo, per quanto ci riguarda, non può accadere se non nel quadro di un nuovo modello di sviluppo regionale che punti decisamente anche al superamento delle diseguaglianze tra i diversi territori.

Dobbiamo proseguire questo lavoro servendoci degli strumenti a nostra disposizione, come i forum permanenti e le Agorà volute dal segretario Letta, per promuovere una visione ed una logica di insieme che sia strategica, solidale ed Europea, capace di far emergere, su tutto, la dimensione sociale della transizione ecologica per un PNRR di ripresa e resilienza vera ed inclusiva.. condividiamo l’impegno di pensare all’agire rapidamente, in costante coordinamento con le associazioni di categoria e le associazioni ambientaliste che da sempre si spendono per affrontare queste crisi, insieme alla nostra Università, alle organizzazioni studentesche e ai giovani attivisti per l’ambiente, per elaborare una proposta che richiederà innovazione, collaborazione.

Sono necessari ed urgenti piani, misure e risorse per la Giusta Transizione, per pianificare ed affrontare la trasformazione del modello economico e produttivo senza che nessuno sia lasciato indietro. Per avere successo la transizione va guidata e indirizzata attraverso misure e strumenti incentivanti semplici e stabili, evitando interventi inutilmente punitivi, sia di tipo amministrativo che economico, che potrebbero radicalizzare le opposizioni ad una trasformazione non più rimandabile.

Viviamo in tempi difficili, dove spesso dietro la poca ragionevolezza si nascondono movimenti reazionari che non hanno a cuore il bene del Paese.

Il nostro impegno non può andare che in questa direzione.

COSA SIGNIFICA PER IL PD RIVOLUZIONE VERDE E CONTRASTO AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Nelle riflessioni del gruppo di lavoro sulla Rivoluzione Verde abbiamo affrontato, da numerosi punti di vista, il tema della crisi climatica e della transizione verde. Abbiamo parlato della scarsità d’acqua e del suo essere bene comune, della necessità di costruire resilienza, di rinnovare le infrastrutture, dell’importanza di investire in tecnologie pulite, di mettere in sicurezza il Trasimeno, degli assetti prioritari della montagna umbra, di costruire filiere di produzione sostenibili per l’agroalimentare che garantiscano la catena del valore, di turismo verde, di centri storici che si liberano dalle auto, di sentieristica che fa riscoprire il territorio e lo rilancia, della profonda necessità di garantire la tutela del paesaggio, l’accesso e la produzione di cibo e la riduzione e miglior gestione dei rifiuti.

Consapevoli degli evidenti rischi che comporta la crisi climatica, la transizione ecologica divenuta indispensabile, se bene indirizzata, presenta grandi opportunità di sviluppo e di crescita per le economie dei territori che sapranno coglierle in termini di spinta all’innovazione, di creazione di nuovi business, di nuovi e più qualificati lavori e di nuove professionalità, riuscendo nello stesso tempo a garantire la tutela del paesaggio e del patrimonio di biodiversità, culturale ed agronomico.

Condividiamo la comune preoccupazione e la comune percezione che il tema della crisi ambientale sia di fatto una comune minaccia esistenziale, una minaccia alla sicurezza ontologica delle nostre comunità.

GLI STRUMENTI

L’orizzonte oggi è costruire un’Umbria che possa essere esempio di una transizione ecologica dall’approccio olistico, capace di rispondere alle caratteristiche specifiche storiche di questo nostro tempo con strumenti, proprio come il PNRR, pensati per garantire il protagonismo dei territori, tutti, in una Regione “Area Interna” dove in troppi sono stati marginalizzati dalla progettazione nazionale e regionale. Ci impegniamo per un’Umbria più sana dove rivoluzione verde, tutela del paesaggio e delle risorse finite, miglioramento della salute delle comunità, creazione di opportunità di realizzazione personale e professionale e ripopolamento dei nostri borghi senza cementificazioni, possono avvenire contemporaneamente alla tutela della giustizia sociale e dei soggetti più fragili.

MOBILITÀ DOLCE E TURISMO GREEN

La mobilità dolce deve essere potenziata e pensata in chiave intermodale in quanto già oggetto di attrazione strategica in tutta Europa, permettendo anche una proficua valorizzazione dei borghi da un lato e l’alleggerimento delle Città dall’altro, dove la presenza di centri universitari e delle istituzioni Regionali richiede uno sforzo in più.

Le infrastrutture devono essere riqualificate affinché il potenziamento, e l’attrattiva, del turismo “green”, possano essere effettivi e profondamente integrati con i settori produttivi a partire da quello agricolo.

CULTURA SOSTENIBILE

Anche la cultura e le manifestazioni culturali della regione devono diventare sostenibili, esempi come quello del Festival della sostenibilità di Spoleto devono essere potenziati ed esportati nel resto della Regione.

AGRICOLTURA SOSTENIBILE

Per guardare all’agricoltura come terreno fertile per la transizione ecologica, bisogna, in primis, ragionare su quale è il modello di sviluppo che l’Umbria vuole adottare.

Bisogna fornire informazioni e strumenti che siano funzionali non soltanto a chi in questo settore ha fatto tanto e continua a contribuire con dimensioni e fatturati importanti, ma anche a quelle piccole e piccolissime imprese che in questi anni sono state lasciate fuori perché non in grado di poter “anticipare” quello che gli sarebbe poi stato richiesto e riconosciuto.

Bisogna, inoltre, capire quale sia l’equilibrio tra l’agricoltura industriale del nostro territorio, quella che guarda alla meccanizzazione dei processi, all’alta concimazione, alla competitività e l’Agricoltura “artigianale”, ovvero quella di cui sono protagonisti spesso giovani formati nei nostri istituti tecnici o nelle nostre università che invece gestiscono piccole imprese a carattere  multifunzionale in cui  si combinano attività di produzione, ma anche di trasformazione e commercializzazione di prodotti  con attività di carattere turistico e di difesa ambientale e che spesso si trovano in aree agricole collinari o montane.

Riconoscere il ruolo della filiera agroalimentare e dell’agro-ecologia nella bio-economia e nella lotta al cambiamento climatico, attraverso la diffusione di pratiche agro-zootecniche sostenibili e rigenerative, orientate all’aumento del contenuto di carbonio organico nei suoli, all’arresto della deforestazione, alla riduzione degli sprechi (anche alimentari), alla produzione di energia rinnovabile, alla tutela della biodiversità e alla diffusione di abitudini alimentari e di modelli di consumo consapevoli ed orientati verso prodotti rispondenti ai principi di neutralità climatica e di circolarità efficienti sotto il profilo dell’uso delle risorse.

Dobbiamo ragionare anche sull’equilibrio necessario e imprescindibile tra accesso al cibo, difesa del territorio, occupazione qualificata e la filiera del prezzo e della produzione, temi che una forza progressista come il Partito Democratico non può di certo dare per scontato.

DOMINI COLLETTIVI, PARTECIPATE E GESTIONE DELLE INFRASTRUTTURE

Occorre una ricognizione urgente dei “Domini Collettivi” e degli ambiti territoriali di “Uso Civico” per la programmazione di sviluppo del territorio e per poter risolvere annose questioni dei grandi bacini imbriferi la cui risorsa “acqua” deve essere adeguatamente tutelata.

La gestione delle acque pubbliche e delle infrastrutture, così come il tema delle acque minerali e del dissesto idrogeologico, sono questioni centrali per la nostra Regione sulle quali bisogna prendere decisione in discontinuità con il passato. C’è l’esigenza, reale e attuale, di unificare sul territorio regionale la gestione idrico-fognaria, garantendone – grazie a possibili economie di scala – un governo più efficiente e moderno.

Propedeutico a molte di queste misure è il necessario lavoro di ridimensionamento, più ampio ed armonico, delle società partecipate del settore, di cui serve sostenere con forza il controllo pubblico, che consentirebbe di andare oltre l’ordinarietà dei piani di sviluppo delle reti idriche, oggi sempre più legati a finanziamenti che gravano sull’utenza finale, per favorire investimenti strategici di lungo periodo perfettamente compatibili con la vocazione del PNRR. Tra questi si può citare la campagna di sostituzione delle condotte più desuete, protagoniste di immense perdite di risorse idriche, ma anche la realizzazione di forme stabili di accumulo di acqua potabile utilizzando impianti già esistenti e mettendoli in collegamento tra loro come fossero un grande sistema di vasi comunicanti. È in quest’ottica che deve trovare spazio l’investimento di allaccio del Trasimeno con la diga di Valfabbrica, salvando il quarto lago d’Italia dalle ricorrenti crisi idriche che ne minacciano l’esistenza.

SMART FARMING?

Servono poi figure professionali nella nostra regione capaci di essere facilitatori di questo percorso. In relazione al progetto dello “Smart Farming” presente nel PNRR della Giunta Tesei, bisogna evitare la proposizione di progetti “estranei e/o fuori scala” dal contesto regionale in considerazione del fatto che, peraltro, questi non trovano specifiche competenze né sul territorio e né all’interno dell’Università degli Studi di Perugia.

GREEN COMMUNITIES

Va approfondito anche il tema delle Green communities: aspetto che in Umbria non è stato affatto considerato nel PNRR, così come la questione del coordinamento tra il PSR e la PAC (da destinare di più alla produzione di qualità che all’indennizzo “a prescindere”), che al momento non è stato in alcun modo preso in considerazione.

Le comunità energetiche, che ormai sono spesso iniziative di piccoli comuni oltre che di privati, sono progetti di autonomia energetica territoriale che dovremmo analizzare e proporre per l’Umbria. Rendere efficienti gli edifici, di ogni genere e tipologia, deve essere un aspetto centrale su cui lavorare.

ACQUA PUBBLICA

La gestione delle acque pubbliche e delle infrastrutture, così come il tema delle acque minerali e del dissesto idrogeologico, sono questioni di enorme centralità per la nostra Regione sui quali bisogna prendere decisione in discontinuità con il passato. C’è l’esigenza, reale e attuale, di unificare sul territorio regionale la gestione idrico-fognaria, garantendone – grazie a possibili economie di scala – un governo più efficiente e moderno.

RIFIUTI

In tema di rifiuti bisogna convincersi – diversamente da quanto palesato nella proposta di PNRR della Giunta Tesei – che non ci si può più soltanto focalizzare sull’ampliamento delle discariche o sulle politiche volte alla filiera del rifiuto riciclabile, ma bisogna investire su interventi che favoriscano la riduzione del rifiuto e il suo riuso.

È necessario che l’Umbria migliori i propri impianti di trattamento meccanico-biologico affinché possano avere un’efficienza e una capacità tale da ridurre al massimo il conferimento in discarica. Si ritiene imprescindibile aumentare i livelli complessivi di differenziata e di recupero, anche attraverso piccoli impianti di smaltimento, isole ecologiche, diffusi centri di recupero e riuso dei RAE e di altri rifiuti altrimenti destinati all’indifferenziata. Sulla raccolta porta a porta si dovrà trovare un corretto equilibrio tra costi del servizio e conseguente rischio di ulteriori aumenti tariffari, e l’ineludibile necessità di avere un livello di differenziata e riuso alti sia percentualmente che qualitativamente.

ARTIGIANATO DEL RECUPERO

L’Umbria deve abbracciare l’idea di essere un laboratorio dell’artigianato di recupero d’Italia: pensiamoci e lavoriamo a questa proposta che vuol dire costruire un perimetro di alternativa credibile a ciò che, anche per motivi storici, si è detto fino ad ora. Più in generale, l’Umbria deve pensare al suo sviluppo e all’applicazione dei nuovi strumenti di crescita in maniera trasparente e accessibile, di modo da favorire il protagonismo di tutti i territori, nessuno escluso.

IMPRESE GREEN

Per questo servirà attuare una pianificazione di medio-lungo termine per singoli settori produttivi, nell’ambito della quale venga valutato l’impatto delle scelte su imprese e lavoratori di modo da definire i mezzi e gli strumenti per attenuarne i potenziali effetti negativi e per salvaguardare il tessuto produttivo, ambientale, culturale e paesaggistico. Imprese e lavoratori dovranno essere adeguatamente coinvolti e rappresentati in tutti i consessi, nazionali e locali, in cui vengono prese decisioni rilevanti in tema di transizione energetica basata su un approccio inclusivo e partecipativo, che coinvolga nella selezione e nella valutazione delle misure di attuazione e delle eventuali misure compensative, i cittadini, le comunità, le associazioni e in generale tutti i portatori di interesse, specialmente di coloro i quali potrebbero subire gli effetti negativi di tali misure.

CONCLUSIONE

La rivoluzione culturale necessaria per la transizione verde può passare per una distribuzione intelligente delle risorse del PNRR che devono essere utilizzate per raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei, a partire dallo sviluppo delle FER, in particolare spostando i consumi verso l’elettrificazione nella mobilità, nel riscaldamento, nell’efficienza energetica, in ogni settore. Nessun progetto che provochi danni sul clima deve essere finanziato: serve una graduale eliminazione dei Sussidi riconosciuti come ambientalmente dannosi per trasformarli in Sussidi ambientalmente favorevoli e in investimenti per supportare le filiere verdi e sostenibili. Dobbiamo impegnarci affinché l’Ecobonus diventi strutturale, prorogato almeno fino al 2025 e semplificato.

Gruppo Sviluppo – Innovazione – Cultura

Gruppo Sviluppo – Innovazione – Cultura

ARCHE – CONFERENZA PROGRAMMATICA PD UMBRIA
RESTITUZIONE GRUPPO 1 – Sviluppo, innovazione e cultura

Digitalizzazione, innovazione e semplificazione PA – Cultura e turismo – Europa – Digitalizzazione e innovazione sistema produttivo – PMI – Internazionalizzazione – Competitività – Sviluppo economico

Come Partito Democratico dell’Umbria dobbiamo avere una visione chiara di modello di sviluppo del territorio, un’idea precisa e complessiva e non più a comparti singoli, perché tutto è interconnesso e funziona solo se portato avanti in maniera complementare e sinergica. Dobbiamo lavorare per una società moderna, con buone basi culturali, efficiente nel lavoro, che punti all’aumento della produttività e, di pari passo, delle retribuzioni, con una burocrazia più snella e una visione che abbia come obiettivo di migliorare le condizioni di vita dei cittadini.

La pandemia ha pesantemente impattato sul sistema Umbria, nei settori dell’impresa, del turismo e della cultura, aggravando la nostra fragile economia, che già in epoca pre-pandemica era stata pesantemente colpita dalla crisi economico-finanziaria del 2008, mostrando grandi difficoltà anche nella fase di ripresa.

IMPRESE E SVILUPPO

Le dinamiche in atto nel sistema produttivo della nostra regione evidenziano processi di spiccato dualismo. Da una parte un gruppo ristretto d’imprese che hanno agganciato una fase di ulteriore sviluppo, che sono spesso a capo di filiere aperte alla competizione internazionale e in grado di trovare importanti capitali per gli investimenti strategici. Questo gruppo d’imprese ricomprende, accanto alle tradizionali imprese della meccanica, del tessile e dell’abbigliamento, le nuove realtà operanti nella filiera dell’elettronica e dell’informatica applicata al settore automotive, così come nella trasformazione agricola di prodotti industriali. In questo gruppo d’imprese, inoltre, anche se spesso poco ricordate, ci sono importanti aziende operanti nel comparto della distribuzione organizzata, dei servizi alla comunità e alla persona che in alcuni casi costituiscono eccellenze nazionali.

Dall’altra parte rileviamo un gruppo assai folto d’imprese che presenta ritardi nella crescita, un basso tasso d’innovazione ed una struttura finanziaria fragile che impedisce un adeguato accesso al credito. In tal senso, le politiche di sostegno allo sviluppo delle imprese debbono avere la capacità di adattarsi alle evoluzioni in atto sul mercato, che nell’orizzonte temporale dei programmi comunitari (di minimo 10 anni) vede succedersi cambiamenti epocali sull’evoluzione dei settori industriali e nei protagonisti imprenditoriali.

Occorre, perciò, valorizzare la progettazione degli strumenti d’intervento ed aiuto alle imprese, nonché la loro intrinseca capacità di adattamento alle mutazioni del mercato, introducendo logiche di valutazione in grado di apprezzare la qualità dei progetti imprenditoriali proposti, anche al dì fuori di schemi programmatori che spesso possono risultare datati. Per un tale salto di qualità serve una capacità amministrativa che sappia progettare strumenti in grado di adattarsi alle evoluzioni in atto, implementandoli in tempi ragionevoli, con bandi appropriati e non scollati dalla realtà e con tempi adeguati.

FORMAZIONE ED INNOVAZIONE PA

Fondamentale sarà quindi anche la formazione sia nella PA, che sempre di più interagisce con l’impresa, sia nell’impresa stessa, cogliendo quelli che sono le opportunità dell’industria 4.0. La media impresa competitiva ha bisogno di un tessuto efficiente in grado di supportarla nella crescita.

Il comparto delle costruzioni ha costituito per anni un volano importante di crescita del PIL e dell’occupazione. Oggi lo strumento del “110” va sfruttato come chiave di volta per la ripresa del settore, ma va ampiamente focalizzato l’obiettivo sulla macchina pubblica, che deve essere dotata degli strumenti adeguati ed essere messa nelle condizioni di supportare le imprese dal punto di vista burocratico.

COLLABORAZIONE TRA IMPRESE ED UNIVERSITA’

L’Umbria è una Regione con un significativo ed affermato polo universitario. Le imprese umbre sono caratterizzate, salvo poche eccezioni, da una dimensione medio piccola, e nutrono la costante esigenza di fare un salto avanti nel campo dell’innovazione, sia del prodotto che del processo. L’integrazione, e interazione, tra questi due mondi costituisce l’asse portante di una collaborazione che deve coinvolgere in modo dinamico anche il mondo associativo, con strumenti che siano strutturalmente dedicati a queste attività. Occorre coinvolgere in questo processo le Università, le Camere di Commercio e tutti gli attori locali interessati al processo, in una logica di attiva pianificazione dal basso. Fornire un forte supporto agli Enti Locali che, pur non dotati delle necessarie competenze, sono gli interlocutori primari di qualunque iniziativa economica e sociale nel territorio, è una prerogativa essenziale.

INFRASTRUTTURE

Fondamentali sono le reti infrastrutturali, in modo particolare sul fronte della mobilità. Solo attraverso una mobilità accessibile il territorio, nelle sue variegate forme di impresa, riuscirà ad evolvere e svilupparsi. Parliamo di infrastrutture su rotaia, ma anche di strade e collegamenti con i nodi centrali.

Non da meno la rete idrica regionale deve vedere completarsi il lavoro di ristrutturazione vista l’elevata età media degli acquedotti umbri ed il livello delle predite di rete. Si tratta di interventi cruciali anche nell’ottica dell’economia circolare vista l’importanza di ridurre gli tutte le tipologie di sprechi.

ACCESSO AL CREDITO E AI CAPITALI PER LO SVILUPPO

Aumentare la disponibilità del credito ed introdurre norme di salvaguardia del patrimonio. Occorre che le iniziative di Recovery e le risorse dei fondi strutturali POR e PSR siano il più possibile progettate nell’ottica di strumenti finanziari che combinino capitali privati e pubblici. Il tutto da integrare lungo le direttrici d’intervento del Recovery e della pianificazione regionale.

TURISMO E CULTURA

Il turismo è una parte fondamentale, insieme a manifatturiero, agricoltura e tessile, del fronte impresa della Regione. Anche il comparto del turismo costituisce un segmento fondamentale della crescita regionale. Un settore fortemente penalizzato dalla pandemia. Occorre riprendere un’azione dinamica di promozione del territorio regionale destinando maggiori risorse ed attivando competenze specialistiche. In tale contesto l’esperienza delle due ultime stagioni estive afflitte dalla pandemia ha portato gli italiani, ed in genere gli europei, a riscoprire il fascino dei nostri territori, che per conformazione orografica e per strutture ricettive diffuse, appaiono le più adatte a recepire le esigenze di un turismo che vuole evitare gli affollamenti, che apprezza le bellezze artistiche diffuse nei nostri paesi e città e si proporne la ricerca di nuovi giacimenti gastronomici.  Valgono, anche per questo settore, tutte le dinamiche che sono state elencate per le imprese: infrastrutture, supporto agli enti locali, accesso al credito ecc.

Non ultimo, serve sostenere e agevolare tutti i Centri di aggregazione, per favorire la socialità, lo sviluppo culturale, soprattutto in merito ai giovani, che più di altri hanno sofferto le chiusure della pandemia.